Miriam Leone: «Potete amarmi, ma non sarò mai vostra»

Gli ultimi successi televisivi hanno il volto di Miriam Leone. Qui l’attrice italiana posa per Grazia al teatro La Fenice di Venezia. E racconta del giorno in cui ha capito che la seduzione è energia, ma niente è potente come una donna libera
Da dove si inizia a raccontare Miriam Leone? La domanda, stavolta, me la faccio io. Perché dopo una giornata passata insieme al teatro La Fenice di Venezia, sul set del servizio fotografico che vedete in queste pagine, e due ore al telefono il giorno dopo, io a Milano e lei a Roma, a parlare come fossimo amiche da tempo, tracciare un suo ritratto rimanendo fedele alla donna complessa che è, mi sembra un’impresa impossibile. Catanese, 30 anni, conduttrice del programma tv Le Iene, è bella di una bellezza elegante, misteriosa. Quando la vedo, nel primo ordine di palchi del teatro, sta ridendo mentre le appuntano una spilla sul vestito. Ci presentiamo, e lei mi guarda subito le scarpe: sono comodissimi zoccoli ortopedici. «Ce li ho anche io! Non sono stupendi? Hanno solo un difetto secondo me: quando li metti, non puoi più farne a meno». E mi parla di quanto le piaccia fare shopping online e di quando, girando la serie tv di Rai Tre Non uccidere, non ha potuto farlo: «Giravamo 15 ore al giorno, ma soprattutto Valeria, il mio personaggio, non sarebbe proprio il tipo da mettersi a comprare compulsivamente al computer». Miriam, che quando interpreta una donna si comporta come lei, è la stessa persona che il giorno dopo al telefono mi racconta che ha appena messo il brodo nel freezer, che adora cucinare e che, in coda alla cassa del supermercato, guarda sempre la spesa dei vicini: «Nei carrelli scopri chi ha bambini, chi è a dieta, chi sta organizzando una cena romantica». Ed è sempre la stessa che, parlando dello scrittore e regista Pier Paolo Pasolini e dell’artista Marina Abramović, mi spiega: «Amo la poesia, ho il Can- zoniere di Petrarca sul comodino. La poesia è la sintesi estrema della vita, è musicalità e ritmo. È la lama che ti risveglia dall’assopimento del quotidiano». Ecco, e adesso da dove inizio? Ma da qualche parte bisogna pure farlo, quindi partiamo dai detti siciliani. «Chiu scuru’ i menzanotti ’un pò fare»: è uno dei suoi preferiti. E forse, ripensando alla nostra conversazione, quello che più rappresenta Miriam, un equilibrio incantevole di notte e di giorno, di luce e oscurità.


Che cosa significa?
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